Aquileia è stata una delle più grandi e più ricche città dell’Antico Impero Romano; poiché gran parte dell’antica città è rimasta intatta e ancora sepolta, è il più completo esempio di una città dell’antica Roma nell’area del Mediterraneo; il complesso della Basilica Patriarcale di Aquileia è la dimostrazione del ruolo decisivo nella diffusione del Cristianesimo nell’Europa nel primo Medioevo. Con queste motivazioni il comune della provincia di Udine nel Friuli Venezia Giulia è stato iscritto nel 1998 alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco.
Fondata nel 181 a.C., baluardo strategico dell’estremità orientale della pianura veneta a pochi chilometri dal mare, “fortificata contro i barbari era raggiungibile con le navi… risalendo il corso del Natiso”, (Strambone), oggi chiamato Natisone non più navigabile.
Aquileia fu il punto di partenza per le conquiste militari, divenendo man mano un importante snodo commerciale e produttivo e nel periodo di Cesare Augusto era una delle città tra le più ricche dell’impero.
La Basilica è senza dubbio il monumento più importante della cittadina. Dedicata alla Vergine e ai santi Ermacora e Fortunato, edificata dopo l’Editto di Milano del 313 d.C., la data fondamentale nella vita religiosa nell’impero romano e nella storia dell’Occidente, che poneva finalmente fine alle persecuzioni religiose, che permise di iniziare i lavori di costruzione.
Theodore felix, adiuvante Deo omnipotente et poemnio caelitus tibi traditum omnia baeate fecisti et gloriose dedicasti. Felice te, Teodoro, che con l’aiuto di Dio Onnipotente e del gregge che ti ha concesso, hai costruito questa chiesa e gloriosamente l’hai consacrata, così recita la scritta di un mosaico del pavimento della chiesa che Teodoro nel IV secolo fece edificare, col sostegno dell’imperatore Costantino.
Tre aule rettangolari, le due principali più lunghe e parallele, la terza trasversale alle altre due disposte in modo da formare una U, all’interno della U vennero erette altre strutture più piccole, i vani necessari al culto e per il Battistero.
Con Fortunaziano vescovo di Aquileia dal 342 al 369 venne ampliata l’Aula nord. L’Aula Cromaziana così chiamata da alcuni, altro non è che l’ampliamento dell’Aula teodoriana a sud che Cromazio, vescovo di Aquileia dal 388 fino al 408, fece realizzare, con l’aggiunta dell’abside centrale semicircolare e la costruzione dell’attuale battistero.
In seguito alla distruzione compiuta da Attila nel 452, Aquileia venne praticamente rasa al suolo. L’aula sud non fu più ricostruita e rimasero le strutture che grosso modo sono l’attuale basilica tranne che per il particolare del transetto, voluto da Massenzio patriarca dal 811 al 837, che andò a formare l’impianto a croce latina.
L’opera massenziana comprende anche la cripta degli affreschi, posta sotto il presbiterio, il portico e la Chiesa dei Pagani.
Nel 988 un nuovo terremoto danneggiò l’edificio che il patriarca Poppone insediatosi dal 1021 al 1031, decise affrontare con un radicale restauro delle strutture del complesso.
Fu affrescata l’abside e venne eretto il campanile alto 73 metri che è divenuto prototipo per altri campanili friulani e istriani.
La basilica subì un nuovo grande intervento di restauro dopo un altro terremoto, avvenuto nel 1348, da parte del patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381).
Gli archi romanici, sopra i capitelli popponiani, furono sostituiti con le arcate gotiche a sesto acuto, per sostenere le nuove murature della navata centrale e tutto il soffitto ligneo conseguì la forma caratteristica di carena di nave rovesciata.
Mi colpiscono sempre gli edifici che includono elementi costruttivi di varie epoche, in particolar modo quelli che si sviluppano in modo armonico.
La Basilica è una struttura complessa, maestosa ed elegante, il suo viaggio nel tempo, dall’impero romano ai giorni nostri le ha conferito una particolare bellezza, ma soprattutto è interessante quanto l’architettura sia pensata in stretta relazione con il percorso di formazione del cristiano. I tempi di celebrazione, formazione e condivisione della comunità dei fedeli trovano spazi diversificati in base ai momenti vissuti: dall’ascolto, al rito del battesimo, alla liturgia eucaristica.
Dalla cripta con i suoi splendidi affreschi del XII secolo, al campanile che offre un punto di vista panoramico, al battistero, il terzo edificato ad Aquileia in ordine di tempo, tra l’altro, risultato di varie modifiche e rifacimenti che dalla forma quadrangolare di un tempo è oggi ottagonale, simbolo dell’ottavo giorno quello della resurrezione, dove l’otto simboleggia proprio il Cristo Risorto.
La meraviglia dei mosaici del pavimento, quelli della basilica, ma anche quelli della cripta degli scavi, capolavori originali delle aule teodoriane, che sono il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale di ben 760 m².
Tra le raffigurazioni presenti nel mosaico, una delle più interessanti è quella della lotta tra un gallo e una tartaruga che per gli esperti, si rifà al simbolismo dell’epoca, dove si intende rappresentare la lotta tra Cristo e il Diavolo. Il gallo è la luce e il Cristianesimo, mentre la tartaruga è considerata un abitante del Tartaro, la regione dei morti, ovvero, l’oscurità e il Paganesimo.
Aquileia e i suoi monumenti sono come un libro in pietra di storia da sfogliare che va dall’impero romano, al periodo in cui la basilica è diventata modello di riferimento per altre basiliche, ma anche luogo di diffusione della fede cristiana Cattolica, per giungere alla storia più recente dei gloriosi militi ignoti.
Il corpo del soldato da tumulare all’Altare della Patria fu scelto il 28 ottobre 1921 proprio nella basilica di Aquileia. Maria Bergamas una delle donne che persero il figlio in guerra. La madre che non ebbe la fortuna di avere un luogo dove piangere la salma del figlio, venne condotta di fronte a undici feretri allineati di militi ignoti.
Dopo essere passata davanti ad alcuni di essi, non riuscì a completare la ricognizione dopo aver gridato il nome del figlio, si accasciò al suolo davanti a quella che divenne la salma prescelta.
La bara così selezionata, fu portata a Roma, al Vittoriano, con tutti gli onori, che ancora oggi capi di stato e figure politiche di spicco vanno a celebrare ed è picchettata giorno e notte da due militari.
Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia sono tumulate nel cimitero di guerra, nella Tomba dei dieci militi ignoti.
Aquileia la sua gloriosa storia ispira orgoglio e il senso patriottico, aiuta a comprendere in modo quasi palpabile il concetto e il valore di unità nazionale.
Aquileia ci ricorda le nostre radici, ad Aquileia si compie un viaggio nella nostra memoria storica.
#IVI
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