“Ah, che vuol dir morire! Nessuno, nessuno si ricordava più di me, come se non fossi mai esistito… ” Luigi Pirandello
Nel momento in cui nasciamo abbiamo la certezza che la vita giungerà a termine e la morte prima o poi verrà a farci visita. Fiumi di inchiostro sono stati scritti sul tema da filosofi, poeti, artisti, medici, religiosi, fisici, chimici, politici, monarchi, papi, psicoterapeuti, tutti hanno avuto modo di riflettere sulla questione che incute timore. C’è chi la morte l’ha attesa con impazienza, chi l’ha sfidata, chi con rassegnazione l’ha accettata e chi si è sostituito “all’angelo della morte” a ognuno il senso che ritiene più confacente a se. Mi trovo di nuovo a riflettere su una delle questioni cardine dell’esistenza umana mentre sono al Museo della Cripta situato sotto la Chiesa Maria Ss. Assunta a Monsanpolo del Tronto.
La cripta venne eplorata durante i lavori che vennero fatti in seguito ai danni causati dal sisma che colpì l’Umbria e le Marche nel 2003. L’esplorazione permise di individuare quattro fosse granarie medievali che in epoche passate venivano utilizzate per la conservazione degli alimenti. Le fosse vennero chiuse e in parte distrutte per far posto alla costruzione della chiesa e la cripta nella seconda metà del Cinquecento. Durante lo scavo archeologico e lo svuotamento dell’ossario della Cappella della Buona Morte, vennero rinvenuti oltre 20 corpi umani mummificati.
Dall’ingresso laterale in via Mazzini in fondo al corridoio si scorge subito l’affresco della Pietà del seicento della Cappella della Buona Morte dove sono ancora conservati alcuni di quei corpi mummificati. Sulla destra del corridoio, l’accesso che conduce alla Cripta che sotto le sue volte in mattoni rossastri custodisce oltre a altri quattro corpi mummificati, i rosari, le medaglie, gli anelli e gli oggetti rinvenuti durante lo scavo.
Il percorso museale è uno straordinazio viaggio nel passato, alla scoperta del ceto popolare del Piceno che va dal secolo XVII al XIX. Le teche che maggiormente colpiscono sono quelle dove sono le mummie e dove sono esposte le vesti indossate dai defunti. Gli abiti sono quelli utilizzati per l’ultimo viaggio, quelli che in vita li vestivano nelle occasioni di festa. Le vesti seppur povere, sono quelle belle, le migliori in possesso di quelle persone, che sono eccezionalmente sopravvissute insieme ai corpi mummificati grazie alle condizioni climatiche favorevoli che hanno consentito la conservazione delle fibre tessili, come la canapa, il lino e la ginestra. Fatto raro il ritrovamento, divenuto occasione di studio della vita popolare di un periodo storico poco conosciuto.
#IVI
”A morte ‘o ssaje ched’è?… è una livella.” Totò
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